FTESA - L'INVITO, di Fatime Kulli

Il velo dei matrimoni combinatiIn occasione del 25 novembre, "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" pubblichiamo un ampio stralcio del racconto della scrittrice albanese Fatime Kulli, scusandoci se non possiamo pubblicarlo interamente. Cliccate sulla bandierina albanese per il testo completo in lingua originale. La traduzione italiana è del figlio di Fatime, Horald Kulli, rivisto dalla nostra collaboratrice Mimoza Sali.

L’INVITO

Tenevo in mano l’invito per andare al matrimonio della figlia dei Llukaj e mi facevo in quattro per trovare l’abito adatto. L’abitudine vuole che l’invitata d’onore sia vestita di lusso. … I tavoli degli invitati erano apparecchiati con finezza nel cortile della casa, dove si spargeva il buon odore delle rose. Ci sedemmo davanti alla coppia, che sembrava raggiante. L’orchestra suonava ..gli invitati ballavano e anche la sposa e lo sposo, felicissimi.. I miei occhi erano fissati sulla coppia, e come un fulmine vennero toccati i miei ricordi…Il ballo finì e gli invitati si misero a brindare e ad augurare.I miei occhi a volte invidiosi e a volte curiosi indagavano la coppia che sembrava il simbolo dell’amore. In un flash davanti agli occhi turbati mi sbattei nella roccia dei ricordi!!…Saranno davvero felici come sembrano?! .. Punge come un chiodo il mio stupore che la coppia sia fidanzata con la combinazione, appena che la ragazza finì il liceo. Come sono ipocriti. Fanno finta di amarsi da una vita. Dicono che il genero sia ricchissimo e sulla base di quell’interesse il signor Lluka gli diede la figlia per sposa. Dio, come sono fatti i padri…Ti mettono la veste del matrimonio facendoti credere che l’amore paterno è immenso, ed è per farti felice, anche se quella “felicità” ti avvelena fino alle cellule. Mi sentii svenire e caddi sul grembo della zia della sposa. - Presto, un bicchiere d’acqua – gridò la zia. … - Ora sto bene. Mi è passato tutto, ma è lo spirito che è a brandelli. Questa sera sono di troppo…… Ricordi seppelliti ma non marciti. Avevo appena compiuti i 16 anni quando mio padre torna felicissimo a casa, e con l’orgoglio del genitore, disse alla mamma:- Ho dato la parola, moglie che sia per bene. La mamma rimase colpita.: Che cosa dici? …Ma la ragazza ha la scuola, lei è ancora….continuava la mamma.Entrai innervosita, tolsi la maschera della paura e feci uscire la spada del mio diritto e urlai con tutta la forza dello spirito:- Non voglio fidanzarmi! Voglio seguire i studi, ho i miei sogni…Era la prima volta, che parlavo con quel tono a mio padre…Il sangue mi scorreva per le vene e cominciava a bollire come in una grande pentola d’odio. Conoscevo bene mio padre, la sua parola era un ordine e la mamma era molto debole per contrapporla. Cominciai a piangere. Con le dita cucii la bocca perché non si sentisse il fiato in quell’aria che ti soffocava. Invece papà continuava contento:- Domani vengono i genitori. Ti sposerai fra due mesi, perché il genero è figlio unico.O Dio! che cosa ti ho fatto! Salvami da questa “zuppa pasticciata” che ha cucinato mio padre! Mentre lui continuava a inorgoglirsi per il merito di ciò che aveva fatto, io lottavo con il silenzio che mi soffocava con la sua debolezza. Manco un mese e io ero la sposa di un uomo che non avevo mai visto in faccia, sentivo la voce e persino non sapevo il suo nome. La povera mamma asciugava le mie lacrime con le sue lacrime.- Così è scritto, figlia mia – diceva la mamma per calmarmi. .. Anche io così sposai tuo padre e ora ho la casa piena.- Allora era un’altra cosa, ma oggi le cose devono cambiare, mamma. Per me imbruniva e diventava alba con i sogni violati, i desideri spezzati, invece le notti portavano una bufera nel mio cuore finchè il cuscino non si asciugava mai. Cominciai ad ammalarmi. Pregavo Dio di prendermi nelle sue braccia e di portarmi lontano da questo schifoso mondo.All’improvviso sento una voce conosciuta che mi sveglia dal sogno lottatore delle ingiustizie e delle giustizie più che umane.Era mio marito. - Alzati, andiamo a ballare!, mi dice- No, non ho voglia, ho mal di stomaco. Vorrei un caffè.Il caffè me lo portò il padrone di casa. Perché odiai tanto quella persona?!- Prego signora, spero che il caffè le faccia bene e possa venire a festeggiare con gli altri invitati.….La musica riprese di nuovo e la coppia non tardò ad alzarsi per ballare. Ah, quel velo bianco… Mi coprii con il velo delle emozioni. Meglio non fossi venuta qui. Dannato velo!….Quando mi portarono il velo nella valigia non lo aprii. Preparavo piani diabolici per salvarmi da questo velo bianco. ….Il velo dei matrimoni combinati, anche oggi ballano e si scontrano, cuori innocenti dai quali fanno uscire la vita con la forza degli interventi degli altri, ma questa lingua deve essere tagliata con le forbici, una volta per tutte. Mi sveglio dai ricordi amari… e vedo il turbamento di mio marito.- Che cosa hai stasera tu?! Sei strana. Hai versato il caffè sul vestito. Sputava così la sua rabbia.Ah sì, si è versato davvero…e il vestito cominciò a parlare con il rancore che aveva ormai toccato il fondo.Che si versino tutti i maledetti caffè dei fidanzamenti combinati!